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Approfondimenti

Approfondimenti su “Contrasto alle Malattie Croniche”

Roma, 9 Aprile 2025

“Contrasto alle Malattie Croniche. Siamo ancora in tempo?” 

L’OMS ha stimato che le malattie croniche – conosciute anche come malattie non trasmissibili (Noncommunicable disease – NCD) – uccidono 41 milioni di persone ogni anno, pari al 71% di tutti i decessi a livello globale. Da un punto di vista dell’impatto generale, le malattie croniche, nei casi in cui non sono causa di decesso del paziente, causano un sensibile peggioramento delle sue condizioni di vita, rappresentando una reale invalidità.

Quella delle malattie croniche assume ormai in modo conclamato lo status di una effettiva e sostanziale emergenza sanitaria ma anche sociale ed economica, che grava in modo considerevole sui sistemi di assistenza sanitaria dei vari Paesi. Più esattamente, con l’espressione ‘malattie croniche’ si intendono le condizioni patologiche che colpiscono l’individuo e che hanno la comune caratteristica del lungo decorso e della necessità di una assistenza a lungo termine. Si tratta di quelle malattie e di quei problemi di salute richiedono un trattamento continuo, che si protrae durante un periodo di tempo che può durare molti anni.

Diversi gli aspetti da considerare e che coinvolgono competenze, professionalità, metodiche e pratiche di vario genere. Da qui la difficoltà di attribuire unitarietà ad una materia che ha caratteristiche comuni ma anche specificità differenti. E’ bene precisare che, alla base delle principali malattie croniche, ci sono fattori di rischio comuni come un’alimentazione poco sana, il consumo di tabacco, l’abuso di alcol, la mancanza di attività fisica. Queste cause, nel loro insieme ma anche in modo autonomo, possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, ovvero l’ipertensione, la glicemia elevata, l’eccesso di colesterolo e l’obesità. Ci sono poi fattori di rischio che non si possono modificare, come l’età o la predisposizione genetica. Presi nel loro insieme, questi fattori di rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi per malattie croniche in ogni parte del mondo.

Esistono quindi malattie croniche che presentano fattori di rischio in comune, alcuni modificabili attraverso un corretto stile di vita e una terapia adeguata, e altri che non sono modificabili, come l’età o la predisposizione genetica.

Tra le principali malattie croniche sono da considerare l’artrite reumatoide, l’asma, il diabete mellito, l’epilessia, la fibrosi cistica, il glaucoma, l’insufficienza cardiaca, l’insufficienza renale cronica, l’insufficienza respiratoria cronica, la malattia di Alzheimer, l’ipertensione arteriosa, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, la celiachia, la sindrome di down. Si tratta di una lista che può annoverare e considerare anche altre patologie per le quali, oltre alle cure di tipo medico, assume un ruolo essenziale la conoscenza del problema e quella delle cure, a beneficio non solo del paziente ma anche di chi si occupa del sostegno al paziente, familiari, operatori sanitari e caregiver. Molto spesso le malattie croniche sono chiamate ‘malattie non trasmissibili’ in quanto non è possibile “infettare” un altro soggetto, come può succedere, ad esempio, con patologie di natura virale o batterica, come l’influenza, il raffreddore, la COVID-19, le malattie sessualmente trasmissibili (es. AIDS), e così via. Le malattie croniche sono patologie che si protraggono nel tempo, con sintomi che non si risolvono o migliorano significativamente. E’ pur vero che molte malattie croniche sono associate a fattori di rischio come l’alimentazione scorretta, il fumo, l’abuso di alcol e la sedentarietà. Tra queste quelle cardiovascolari: Ipertensione, malattie coronariche, ictus. Quelle respiratorie: Asma, BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva), quelle metaboliche: Diabete. Completano la lista le malattie neurologiche: Malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e quelle Muscoloscheletriche: Artrite reumatoide e quelle Oncologiche: Alcuni tipi di cancro, e altre quali l’insufficienza renale cronica, la fibrosi cistica, malattie infiammatorie croniche intestinali. Da un punto di vista dell’impatto, le malattie croniche possono causare disabilità, peggiorare e ridurre la qualità della vita, essere motivo di aumento dei costi sanitari.

Per quanto attiene l’aspetto della loro gestione, le malattie croniche richiedono un approccio multidisciplinare, con la collaborazione di medici, infermieri, terapisti e altri professionisti della salute, in grado di assicurare una buona qualità di vita ai pazienti.

Salute come qualità della vita e benessere psico-fisico e non come ‘ASSENZA DI MALATTIA’.

Negli ultimi anni, in seguito al progressivo invecchiamento della popolazione e al conseguente aumento delle malattie croniche, si è accentuata sempre più l’attenzione alla tematica “salute” in tutte le sue accezioni: non solo come assenza di patologia ma come stato di completo benessere bio-psico e sociale. La sfida odierna nella promozione della salute consiste nel favorire l’informazione e l’educazione affinché le persone, più consapevoli della propria responsabilità nel generare salute o malattia, possano avviare opportuni cambiamenti nel proprio stile di vita.

Alcuni dati

Le malattie croniche sono la principale causa di disabilità a livello mondiale e rappresentano il 71% della mortalità globale (OMS, 2018). Ogni anno 41 milioni di decessi sono causati da eventi cardiovascolari (17,7 milioni di persone), neoplasie (8,8 milioni), disfunzioni respiratorie (3,9 milioni) e diabete (1,6 milioni) (Ministero della salute, 2021). Negli Stati Uniti 6 adulti su 10 sono affetti da una patologia cronica, mentre 4 su 10 ne presentano almeno due (World Health Organization, CDC, 2021). In Europa la prevalenza di condizioni croniche, nelle persone con più di 65 anni, è dell’80% (Ministero della Salute, 2016), in Italia è del 61% (ISS, 2020), di cui il 32,3% soffre di gravi patologie croniche e multi-morbilità (ISTAT, 2021).

Un approccio corretto alle malattie croniche necessita di una visione assistenziale programmata, secondo una logica prognostica e preventiva, anziché semplicemente sintomatica e attendista. Serve un processo educazionale, finalizzato ad aiutare i pazienti e le loro famiglie a comprendere la malattia e il trattamento, una reale cooperazione con il personale medico e paramedico, mantenere e/o migliorare il livello della qualità di vita.

Un cambio di atteggiamento

In questa prospettiva, è chiaro che diventa decisivo un cambio di prospettiva, con il passaggio da un modello biomedico, incentrato solamente sugli aspetti della malattia e della terapia, ad un modello biopsicosociale, nel quale la malattia è l’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali, dove pensieri, preoccupazioni, aspettative della persona portatrice della condizione morbosa sono elementi da considerare e rispettare. In virtù di queste premesse, l’uso dei modelli concettuali educazionali e di apprendimento mira a rispondere alle esigenze della persona e garantire il mantenimento delle abilità e autonomie nelle attività di vita quotidiana. L’implementazione e l’impiego di molteplici strategie educative, intese come un percorso permanente, integrato alle cure e centrato sulla persona, rappresenta una sfida etica ed economica che coinvolge tutti gli operatori della salute, in una logica multidimensionale e interprofessionale.