Avviso per la politica: la sanità digitale parte dal dato

Un convegno milanese affronta i problemi relativi allo sviluppo dell’ehealth. E c’è anche una critica alle posizioni del garante Privacy, ritenute troppo estremiste

La sfida digitale invita alla mobilitazione generale. Si tratta di un’opportunità senza precedenti”. Non risparmia l’enfasi Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione nell’intervento che ha chiuso il convegno E-Health Innovazione e Sviluppo al Pirellone di Milano. Butti ha indicato le priorità da seguire per perseguire l’innovazione nella sanità a partire da una “riformulazione delle procedure amministrative che porti alla condivisione delle migliori pratiche”.

Un ruolo importante spetta al nuovo Fascicolo sanitario elettronico che deve essere costantemente integrato e pronto per essere consultato dal personale sanitario con un occhio attento però alla tutela dei dati e all’integrità delle informazioni. L’innovazione deve contagiare anche il modo in cui la sanità dialoga con gli apparati pubblici perché, ha sottolineato Butti, “I dati devono poter essere trasferiti con efficienza da un’amministrazione all’altra. Qui si gioca un pezzo importante dell’efficienza dello Stato”. Infine, è necessario lo sviluppo della rete per le infrastrutture ospedaliere che è parte importante del Piano nazionale dell’innovazione varato dal governo.

L’opportunità del Pnrr

Tecnici e politici (tutti del centrodestra) si sono alternati in una serie di interventi che hanno spaziato sui temi della sanità ben oltre l’innovazione e che avevano un filo conduttore. Visti i finanziamenti del Pnrr non avremo mai più in futuro un’occasione come questa per modernizzare il sistema sanitario, è stato ribadito in molti interventi. Che questa discussione avvenga nella regione dove i privati hanno da sempre grande spazio e che sostiene l’autonomia differenziata con i suoi rischi di ampliare il divario fra le regioni, forse stride un po’, ma questa è la politica.

Diverso l’aspetto tecnico dove Giuseppe Galati, responsabile scientifico dell’Associazione Sud del mondo che ha organizzato l’incontro, sottolinea come la sanità digitale può essere un elemento importante per migliorare una situazione che vede oggi il 6,1% delle famiglie in povertà sanitaria e il 22% del totale dei pazienti preda del turismo sanitario che dal Sud li porta a curarsi nelle strutture del Nord.

In molti hanno sottolineato l’importanza del dato. Lo ha fatto Nicolas Gallizzi, Consigliere regionale Lombardia, secondo il quale “Il dato è tutto perché serve per il governo, la ricerca e orientare le scelte strategiche”.

Anche Francesco Branda, dell’Università Campus Biomedico di Roma ha evidenziato come i dati siano alla base della sanità digitale, e Francesco Delle Fave, professore ordinario emerito Malattie apparato digerente della Sapienza di Roma, ha ricordato come sia necessario “omogeneizzare i servizi online delle varie regioni e omogeneizzare e normalizzare i dati”.

Solo che, ha proseguito Delle Fave, nei “sei anni di studi per il corso di laurea in Medicina non si parla di digitalizzazione”. E intanto negli ospedali americani le immagini radiologiche vengono inviate in India, dove i radiologi locali danno il loro parere che costa meno rispetto a quello di un collega a stelle e strisce.

E poi c’è la formazione che deve essere continua visto che “Il 30% delle conoscenze biomediche ogni cinque anni diventa obsoleto”.

Troppa privacy?

Carlo Nicora, direttore generale Irccs Istituto nazionale dei tumori, ha tessuto l’elogio del green pass, a destra da sempre abbondantemente contestato, e spiega che è necessario un “riequilibrio fra competenze regionali e nazionali”.

Così come sono fondamentali le competenze manageriali. E, senza mezzi termini, dice che “la normativa sulla privacy deve fare un passo avanti”. In sostanza il nostro Garante sarebbe un filo conservatore.

Giovanni Migliore, Presidente Fiaso e direttore generale dell’Agenzia regionale pugliese per la salute e il sociale, ricorda la forte necessità di competenze e chiede “un forte coordinamento centrale per le politiche di sviluppo digitale”. Non sono mancati i peana alla intelligenza artificiale soprattutto da parte della politica, che ne ha esaltato la magnifiche sorti progressive dimenticando che si tratta di strumento da maneggiare con cura.

Fonte:digitalworlditalia

Le News dell'Associazione